Le ragazze della Montagnola e il film La scuola cattolica

di Giovanna Mirella Arcidiacono (alias Fatagarbatella)

(l’articolo serve a preparare un futuro dibattito tra il 20 ed il 25 novembre 2021 prima parte)

Occhi di ragazza è un brano musicale interpretato da Gianni Morandi nel 1970, con testo firmato da Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti e musica composta da Lucio Dalla e Armando Franceschini

Occhi di ragazza
quanti cieli quanti mari che m’aspettano
Occhi di ragazza
se vi guardo
vedo i sogni che farò
Partiremo insieme per un viaggio
Per città che non conosco
Quante primavere che verranno
Che felici ci faranno
Sono già negli occhi tuoi

Il film “La scuola Cattolica” è stato  vietato ai minori di 18 anni, al festival di Venezia era stato vietato ai ragazzi di 14 dovevo per forza andarlo a vedere.

Dovevo andare a vedere quel film per capire quel periodo storico , quella tragedia che avevo vissuto da vicino. Dovevo andare per tre, anzi quattro motivi:

Le due ragazze Maria Rosaria e Donatella vivevano alla  Montagnola, quartiere non lontano dalla Garbatella e  da Tormarancio.

Correva l’anno 1975 e mio fratello Adalberto aveva da poco finito di adempiere al  servizio militare come ufficiale dei Granatieri di Sardegna ed aveva iniziato a lavorare come giovane cronista al quotidiano Il Tempo.

Adalberto venne mandato ad intervistare Donatella Colasanti presso la casa dove viveva la ragazza che fingendosi morta, si era salvata da quel tremendo fatto del Circeo. Maria Rosaria Lopez era morta dopo trentasei ore di agonia per le sevizie subite da quei giovani cosi detti della “Roma bene”.

Adalberto tornò a casa cupo, dopo essere stato a casa della ragazza, la famiglia lo aveva ricevuto insieme al fotografo del quotidiano, ma Donatella  non aveva voluto parlare assolutamente  di quello che era accaduto in quella villa del Circeo tra il 29 e 30 settembre del 1975.

 Mio fratello disse: ” Io non scrivo nulla. Non scrivo l’articolo che mi hanno chiesto di fare,  quella ragazza sta troppo male. Non vuole parlare va lasciata in paceLo dirò in redazione.

Qualche giorno dopo mi mostrò la foto che gli avevano dato al giornale, così lui chiamava il luogo dove lavorava, la foto l’ avrebbero voluta pubblicare, ma rimase irremovibile. Adalberto non scrisse nulla e si tenne la foto.

 Mi sembra ieri di stare nella nostra casa genitoriale  nella parte alta del salone Adalberto  apre il primo cassetto del mobile libreria e depone la foto chiudendo il cassetto con il ginocchio. Quella foto la rivedevo ogni volta che aprivo quel cassetto dove c’erano altre fotografie .

Nella foto si vedeva Adalberto di spalle, indossava un maglione di cashmere verde di Gucci, ricordo il colore nonostante la foto fosse in bianco e nero, Donatella era seduta  di fronte, io quella foto ce l’ho bene in mente ed è rimasta nella casa dei nostri genitori, mi auguro un giorno di poterla riavere.

La storia delle due ragazze della Montagnola colpì profondamente  noi  “borgatare”, perché tutte ci sentimmo Maria Rosaria e Donatella, così venivano chiamate da quei  ragazzi della Roma bene.

Il regista del film “La scuola cattolica” non riporta mai la parola “borgatare”, mentre viene riportata sul libro “Le ateniesi” di Alessandro Barbero  scritto nel 2015 anno della morte di Donatella per cancro al seno.

Il 29 settembre del 2015 presso il parco Rosaria Lopez le associazioni Il Tempo Ritrovato e la Cultura del Cuore  lanciano il progetto “un fiore ed una poesia per Rosaria e Donatella” e chiedono alle istituzioni  di dedicare un parco per Donatella ed un murales per le due ragazze.

Finalmente dopo ripetute richieste dove si è anche aggiunto il Movimento Italiano Casalinghe di Roma il 12 maggio 2021 anche Donatella nel giorno del suo compleanno ha un piccolo parco.

Con il Mo.i.ca  eravamo state il 25 novembre 1999 alla prima Giornata Internazionale contro le violenza sulle donne presso il Parlamento Europeo a Roma insieme alla Commissione delle P.O del Consiglio dei Ministri ed alle associazioni femminili della Consulta della Regione Lazio.

Il film “La scuola cattolica” ha riacceso in “Noi mature borgatare” più di una riflessione:

Come è cambiata la società dal 1975 ad oggi?

Solo nel 1974 è venuto al mondo in Italia IL DIVORZIO e l’educazione con la quale eravamo cresciute era che il matrimonio in Chiesa  era indissolubile davanti a Dio, ma poi siamo venute a scoprire che esisteva l’annullamento in certi casi e con l’annullamento  al coniuge più debole  non spettava nessun mantenimento

Nel 1975 la maggiore età passa dai 21 anni ai 18.

Nel 1981 la legge n. 442 ha abrogato la rilevanza penale della causa d’onore, la commissione di un delitto perpetrato per salvaguardare l’onore proprio e della propria famiglia (art. 587 c.p.) non sarebbe stato più sanzionato con pene attenuate rispetto all’analogo delitto di diverso movente, cancellando così il presupposto che l’offesa all’onore arrecata da una condotta “disonorevole” costituisse una provocazione gravissima tanto da giustificare la reazione dell’“offeso”; e sempre dopo tale legge del 1981 non avrebbe trovato più spazio nel nostro ordinamento l’istituzione  del “matrimonio riparatore” (art. 544 c.p.), che prevedeva l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso in cui lo stupratore di una minorenne accondiscendesse a sposarla, salvando l’onore della famiglia; anche in questo caso bisognerebbe riguardare quel film ”La moglie più bella” ispirato alla coraggiosa Franca Viola.

1996 dopo circa vent’anni di iter legislativo, viene approvata la legge n. 66 che, nel dettare nuove “Norme sulla violenza sessuale”, trasferisce  questo reato dal Titolo IX (Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume) del codice penale al Titolo XII (Dei delitti contro la persona).

Giovanna Mirella Arcidiacono, Rina Perugia e Gianna Moriani

Così alcune  mature borgatare della Garbatella sono andate al Madison a vedere il film: ”La scuola cattolica”, forti ormai del tempo che è passato dalle varie ricerche fatte dalle tre associazioni, da aver rivisto e rivisto le interviste di Enzo Biagi a Donatella con a fianco l’avvocata Tina Bassi Lagostena e quanta amarezza riscontrata a tratti da Donatella, ma che sapeva ben pesare le parole dell’intervistatore, specialmente su quando replica a Biagi che la incalza dicendole che sembra che lei da certe sfumature  ce l’abbia con le femministe .  E Donatella risponde: …ma bisogna vederle bene le sfumature

ER PONTE M’HA PARLATO…

Roma: a fuoco il ponte dell’Industria

Il 2 ottobre 2021 alle ore 23,30 circa  chissà perché, chissà per come  il ponte di ferro  è andato a fuoco.

Ponte, ferro, fuoco acqua quattro importanti simboli da interpretare.

Un incendio ha fatto crollare una delle  passerelle di acciaio poste sul fianco sud del ponte, che è stato perciò chiuso al traffico. Le passerelle laterali, destinate al passaggio di cavi e tubazioni di servizio, forse hanno preso fuoco per un corto circuito,  forse una perdita di gas o per un possibile incendio nato in alcune  baracche di disperati grazie anche ai rovi intorno agli argini del Tevere.

E doveroso  ricordare che anche il 1 febbraio del 2013  ci fu un incendio non così disastroso come quello del 2021, ma il fuoco a volte ci parla, pertanto torniamo indietro nel tempo …

Lo chiamarono PONTE DELL’INDUSTRIA e quando fu costruito da poco era passata la metà dell’1800.

Quando venne messa la prima pietra della Garbatella il ponte era già un “ponte adulto”,  aveva cinquantotto anni e già raccontava la “sua storia” e con il trascorrere del tempo e del Tevere ne ha raccontata tanta…, fra cui quella che è venuta a galla a metà degli anni novanta, quella  del 7 aprile 1944.

Il Ponte dell’Industria è conosciuto come il ponte di ferro, anzi chiamato dai romani, quelli veri, “Er ponte de fero”.

E’ il ponte di Roma  che collega via del Porto Fluviale a via Antonio Pacinotti, è di metallo  e unisce, anzi ora per un pò dovremo dire “univa”, i due quartieri  Ostiense e Portuense. E’ lungo circa 131 metri.

Il ponte fu costruito tra il 1862 e il 1863 da una società belga per consentire ai treni che venivano da Civitavecchia  di congiungersi con la stazione Termini edificata a partire dal 1862 ed aperta al pubblico il 25 febbraio 1863 con il nome di Stazione Centrale delle Ferrovie Romane.

La società belga effettuò il lavoro del ponte in Inghilterra, poi il ponte venne portato a Roma a pezzi e venne  montato.  In un primo tempo il ponte era costituito da arcate in ferro e ghisa appoggiate su piloni costituiti da tubi di ghisa riempiti di calcestruzzo, si sollevava nella parte centrale per permettere ai piroscafi e ai bastimenti armati di passare liberamente.

Vi chiedere ma il ponte perché ti ha parlato proprio ora?

Allora torniamo indietro nel tempo, perché NULLA SUCCEDE A CASO era l’8 settembre del 2000, per me gli 8 settembre fanno un po’ da guida, chi mi conosce lo sa bene… ma facciamo un salto indietro nella storia

il 7 settembre del 1997 fu installato sulla banchina adiacente al lato sinistro del ponte nel quartiere Ostiense un monumento per ricordare le dieci donne trucidate dalle SS sul Ponte di Ferro, dopo l’assalto al mulino Biondi che riforniva le truppe d’occupazione tedesche.

Si è sempre parlato di un “assalto” spontaneo di queste donne  per andare a  prendere farina e pane. Erano passati solo 14 giorni dalla bomba del 24 marzo a Via Rasella ed era Venerdi Santo.

L’8 settembre del 2000 mi trovavo davanti al monumento. Il Comune di Roma aveva promosso un evento durante il quale conobbi una ragazza  che lesse alcuni brani del libro di Cesare De Simone “Donne senza nome” . Il romanzo  era stato scritto nel 1998.

Dopo qualche giorno  con la lettrice di quelle pagine che mi avevano colpito ed incuriosito ci vedemmo a casa mia, anche perché a quei tempi ero vicepresidente della Consulta Femminile del mio Municipio.

Federica Festa, così si chiamava la ragazza, mi regalò il libro di De Simone , in modo che lo leggessi per poi promuovere la storia magari a teatro. Federica  era infatti una giovane attrice.

Lessi il libro tutto d’un fiato, e lo proposi alle iscritte alla Consulta del Municipio e non solo …il libro cominciò a girare…ma non mi ritornò indietro.

Cesare De Simone scrive nel romanzo che aveva saputo dell’eccidio da una certa Carla C. che mi sembra dicesse abitasse a Monteverde.

Per approfondire la storia  comprai e lessi il libro di Carla Capponi  uscito proprio nel 2000, il mio interesse si fece ancora più profondo,  perché  lei scrisse che la storia delle dieci donne del ponte di ferro l’aveva saputa  da una compagna della Garbatella.

Mi misi subito alla ricerca di questa donna, meravigliandomi che non se ne fosse mai parlato a casa mia , i genitori di mia madre erano venuti alla Garbatella nel 1926, mio padre  venne  nascosto e salvato proprio da mia madre l’8 settembre del 1943. Mio padre era un Carabiniere e fuggiva perché era rincorso dai tedeschi.

 Così nel 2001 iniziai con alcune amiche  ad andare il 7 aprile a visitare il monumento ed a cercare la storia vera di queste donne…e così tutti gli anni a venire il 7 aprile è diventato un appuntamento fisso…

La foto che ci facemmo sul ponte ce la scattò Gianna Moriani .

La prima donna che si vede è Elisabetta Di Renzo donna storica della Garbatella alla quale è dedicato il consultorio  del quartiere, dietro a lei Rossana Di Lorenzo l’attrice moglie  di Alberto Sordi nel film lo strano senso del pudore, poi c’è Carla Di Veroli prima delegata alla cultura e poi assessora del  municipio, Iolanda Pallocca attivista del partito socialista che, insieme ad Elisabetta lottarono molto per aprire il consultorio familiare della Garbatella.

Sulla storia di questo eccidio c’erano voci contrastanti  e non tutti gradivano che se ne parlasse, c’era chi diceva che era una invenzione, ma io non mollai e la ricerca continuò…

Usci nel 2003  un articolo della rivista “La Piramide” con la storia del ponte dell’industria e di alcune di noi davanti al monumento, poi iniziò da molte parti la visita al monumento.

La ricerca finalmente premia però il nostro lavoro,  Gianna Moriani  incontra un amico di suo fratello che ha ottantacinque anni e che la mamma quel venerdì santo del 1944 aveva mandato a prendere la farina con una federetta al mulino Biondi, come racconterà poi lui anche alla trasmissione di  Chi l’Ha Visto.

Grazie alla trasmissione  televisiva la ricerca ha portato a ritrovare per ora una famiglia delle dieci donne alle quali vorremmo anche dare oltre al nome anche un volto.

Su youtube è possibile trovare alcuni video con i ricordi di questi fatti di Fulvio Carnevali ora novantenne.

Nulla succede a caso il ponte andando a fuoco vuole forse  illuminare questa ricerca e mi ha detto: “Donne non mollate continuate e verificate  i simboli Ferro, fuoco, acqua e ponte !!! “

E noi lo stiamo facendo con questo racconto e queste foto

Roma 5 ottobre 2021