Garbatella 102 a mente fresca… “nulla succede a caso”

di Giovanna Mirella Arcidiacono presidente dell’Associazione Culturale Il Tempo Ritrovato

La pandemia è arrivata proprio nel centenario della Garbatella
E’ da qui che parte la mia riflessione a mente fresca.

Mia nonna Clementina mi diceva che dovevo studiare e ripassare le lezioni a mente fresca, cioè di svegliarmi un po’ prima la mattina quando avevo l’interrogazione e ripassare la lezione “a mente fresca”.

A mio avviso la vita è una scuola con tante lezioni di vita.

Fatalità tutto si è fermato alla Garbatella l’otto marzo 2020, proprio il giorno del compleanno di Padre Guido arrivato nel quartiere nel 1952 da Milano.

Mia nonna Clementina veniva dagli sgomberi di via dei Pettinari insieme a mio nonno Adalberto, anche mio fratello si chiamava Adalberto come il padre di mia madre  ed era nato nel 1952 proprio quando era arrivato Padre Guido.

Le tradizioni romane di solito fanno rinnovare il nome dei morti mentre in Sicilia è diverso, mio padre nato a Messina aveva altre tradizioni, lì si rinnova il nome anche dei vivi infatti mio fratello Romolo nato nel 1956 porta il nome del mio nonno cantante siciliano che quando nacque il mio secondo fratello  mio nonno era vivo e vegeto. Pure io porto come primo nome quello di mia nonna siciliana, ma mia madre da buona trasteverina  mi ha sempre chiamata  con il secondo nome “Mirella” e poi all’anagrafe il terzo  è quello della mia bisnonna romana, ma queste cose ve le narrerò in seguito “A MENTE FRESCA

Mio padre aveva incontrato mia madre quel famoso 8 settembre del 43 al lotto 31 a Garbatella, mentre fuggiva dai tedeschi visto che era un carabiniere che non aderiva alla Repubblica di Salò.

Ora pensando ai 102 anni della Garbatella, cioè ai 102 anni dalla posa della prima pietra da parte di quel Re che poco dopo firmò le leggi razziali, il pensiero mi vola a questi 102 anni e ciò che è avvenuto pochi giorni fa.
Io scorso 21 gennaio alla Garbatella ho partecipato alla posa di quattro pietre d’inciampo, convinta che fossero solo per gli ebrei non tornati dai campi di concentramento.; invece non è così come ci ha spiegato la rappresentante dell’associazione “Arte in Memoria”.
Strada facendo molte cose mi sono più chiare e c’è proprio sempre da imparare.
Sono stata a Via Percoto, all’albergo rosso ed ho assistito alla deposizione della pietra d’inciampo di Enrico Mancini io conoscevo suo figlio Riccardo.

Riccardo quel bambino che aspettava il ritorno dal lavoro del papà seduto sulle scale. Quando vedeva entrare il papà dal cancello gli correva incontro ed il papà lo prendeva in braccio e lo faceva roteare dicendogli : ”Sei il più bel bambino d’Europa”! L’emozione è stata sentir parlare
Iacopo il nipote, figlio di un deputato europeo della Garbatella, lì che ho sentito in gola e negli occhi umidi che veramente siamo il municipio della memoria.

Mi sono resa conto che ho fatto bene a me prima di tutto, si proprio a me ad andare nelle scuole materne a narrare la favola di Garbatella – Garbatellandia che, mi frullava e continua a frullarmi nella testa. Infatti mi sono ricordata di quel giorno che vidi per la prima volta Iacopo alla scuola materna dove erano andati anche i miei fratelli, sto parlando della Coccinella inserita nel plesso della scuola Cesare
Battisti. La scuola conosciuta dal pubblico televisivo per la fiction dei Cesaroni, una fiction che mi dava un fastidio! Non ne parliamo poi adesso che  ci sono  pure i pupazzetti della Lego!

Quella fiction non c’entrava nulla sulla vita reale del quartiere, ancora porta strascichi turisti, infatti cercano i luoghi dei Cesaroni, ma poco interessa sapere che la scuola non si chiama Ugo Foscolo (la media stava a Portico d’Ottavia e l’ho frequentata io, ora è scuola ebraica, perché è all’interno del ghetto) ma Cesare Battisti e poco interessa sapere chi era Cesare Battisti.. …non parliamo poi  della bottiglieria della fiction che ora chiamano bar  ed è un punto di riferimento  dell’AS Roma, invece un tempo c’era un Cesare con sua moglie Lina erano fornai e tutto li intorno profumava di pane

La memoria, la cultura, la sensibilità e la curiosità di approfondire naturalmente passano anche secondo il cibo della mente che abbiamo ricevuto sia dei genitori che dalla scuola e da quello che ci circonda.

Dopo la pietra d’inciampo a via Percoto siamo andati al lotto dove sono nata, a destra guardando la famosa fontana “Carlotta” e li è stata posta la pietra d’inciampo per Emma Di Porto.

La storia di Emma l’avevo conosciuta tramite il racconto Enrica Zarfati per lei anni fa è stata posta una piccola targa sul muro del palazzo dove viveva sia lei che Emma. Ora in bella vista sulla facciata del palazzo dove vivevano le due donne c’è un murale dedicato ad Alvaro Amici, cantante di canzoni e stornelli romani che viveva tre palazzi più su. Nei miei racconti dico che ora lui canta una serenata alle due ragazze di un tempo.
Anche lì ho avuto una grande emozione, perché hanno parlato due ragazze ed un ragazzo della scuola Alessandra Macinghi Strozzi, mi sono avvicinata alle due ragazze e le ho chiesto se
conoscevano la storia dell’eccidio donne del Ponte di Ferro. Non la conoscevano e allora ho detto loro che se volevano conoscerla, potevo presentarle un uomo di 90 anni e nonostante l’età è lucidissimo, Fulvio vide quelle donne morte . Lui quel 7 aprile del 1944 era un bambino di circa 12 anni ed era andato a prendere la farina , perché sua madre le aveva detto che c’era la possibilità di
avere farina gratis. Infatti c’era stato un assalto al mulino Biondi, ma Fulvio trovò le camionette dei soldati tedeschi che gli sbarrarono la strada.
Sul greto del Tevere quel ragazzino della Garbatella vide le dieci donne assassinate.
Fulvio ha anche rilasciato una interessante intervista proprio sul quel ponte alla trasmissione “Chi l’ha Visto” .

Mentre sto parlando con loro le due studentesse alle quali ho regalato una delle mie bacchette, dico :” non fatevele vedere se no qualcuno può dire che Fatagarbatella sta sempre in mezzo!” Loro le giovani studentesse molto sveglie stanno subito al gioco, la bacchetta se la mettono sotto la giacca nel mentre sento la voce di una donna che riconosco e mi dice scherzando :” Oh lascia stare mia figlia ! Le fatalità! Lei è una ex consigliera del municipio ed
una delle due donne politiche con le quali mi incontravo a l’ora di pranzo in municipio per costruire la storia al femminile e proprio con loro ho cominciato a portare dei fiori al ponte di ferro al monumento delle dieci donne assassinate sul ponte di ferro. La mamma di una delle ragazze è anche la moglie di un ex vice presidente del nostro municipio. Certi incontri per me sono utilissimi ed importanti per captare cosa devo continuare a fare come associazione. TRASMETTERE STORIA e sensibilizzare in vari modi.
Mi sono chiesta come mai quella studentessa non sa questa storia è come mai non lo sa neanche la professoressa? E come mai se io ho presentato Fulvio Carnevali all’assessora alla scuola già nel 2017 ??? Perché non è stato coinvolto quando hanno fatto il video con la scuola Rossellini, oltre tutto Fulvio Carnevali ha lavorato per più di cinquant’anni alla Titanus troppe cose potrebbe ancora trasmettere alla cara RIGENERAZIONE.

Non mi sono data risposte, ho solo pensato che poi c’è stato lo studente Nathan che ha letto la storia di nonna Emma e…Ho ricordato che una decina di anni prima con Nathan, sua mamma, i suoi due fratelli e sua sorella erano seduti proprio sul muretto dove
stavamo assistendo alla posa della pietra d’inciampo .

Dieci anni prima stavamo celebrando nel giorno della festa per la cultura il premio “Mamma Garbatella 2012” …

…ed Enrica aveva mostrato quel numero marchiato sul braccio.

Enrica Zarfati mostra il numero marchiato sul suo braccio

Poi il 27 sono stata alla giornata della memoria al ponte Settimia Spizzichino voluto fermamente da Carla di Veroli una delle due donne con le quali andavo al monumento al ponte di ferro o dell’Industria, quello che ha preso fuoco poco tempo fa. Il 27 gennaio al ponte Settimia Spizzichino erano presenti le scuole, so che volevano chiamarlo Ponte Pasolini ma Carla si era impuntata ed imposta fermamente. E meno male che abbiamo quel ponte che comunica e parla a chi sa e vuole sentire. Il ponte dalla Circonvallazione Ostiense a destra porta a  Garbatella, di fronte porta  alla Via Cristoforo Colombo e sulla sinistra si trova la chiesa di Santa Galla cioè una chiesa dedicata ad una Santa, in pochi sanno che è la protettrice delle donne malate al seno. A sinistra  del ponte si va verso Via Pellegrino Matteucci, perché se non c’era il ponte che Circonvallazione vera avremmo avuto ? Una circonvallazione che risponde al nome di
circonvallazione deve avere un ponte ? Io vidi il progetto su delle vecchie carte che, mi fece vedere il “pasticcere magico” alias Enzo Gori ed era un progetto se ben ricordo del 1934.

Perciò pensando al centenario della Garbatella + due cioè non più Garbatella 100, ma Garbatella 102 c’è molto ancora da scoprire e
da scrivere e da imparare.
Al ponte Settimia Spizzichino è stata ricordata Carla di Veroli e io ho ancora nelle mie orecchie quando parlavamo ridendo allegramente o discutendo animatamente se non eravamo d’accordo su come proseguire sulle varie iniziative culturali. C’è poi quella domanda che Carla si faceva e che cominciava sempre cosi:” io vorrei sapere come quella fa ad essere….ecc…ecc..” Fatalità quella domanda che lei si faceva era lì presente sul ponte ed io ho cominciato a pensare che dovrò approfondire su quella sua domanda e che lei mi aiuterà dall’aldilà, ora che è nella verità dal paradiso e che mi aiuterà e mi manderà dei segnali come quello del 27 gennaio 2022 .
Dopo l’iniziativa commemorativa sono andata con Rina Perugia e Rita Ciaralli alla pietra d’inciampo che era stata messa l’anno prima, in ricordo di Fortunata Perugia zia di Rina. Rina non ha mai conosciuto sua zia Fortunata, ma ne aveva sentito tanto parlare da suo nonno e da suo padre .
La pietra di inciampo secondo Rina era stata rovinata volontariamente da qualcuno, avevo sollecitato ed erano stati fatti più sopralluoghi da persone interessate alla storia della Garbatella,
c’era andata anche la assessora alla cultura, il presidente del municipio Amedeo Ciaccheri mi aveva ripetuto fino al giorno prima che era solo sporca, era stato anche attivato il servizio tecnico.
Come dico e scrivo sempre nella mie favole fata burocrazia è sempre troppo lenta…
Rina insisteva che li c’era stato buttato l’acido e anche qualche altra persona era convinta di questo…
Bla…bla..bla..come mi diceva il mio amico Enzo Ventre il blablaismo c’è stato in tutte le epoche e l’unica cosa da fare è verificare, agire.

Rina Perugia nipote di Fortunata Perugia con Mirella Arcidiacono

Cosi con l’antica magia che avevo visto fin da bambina grazie a quel magico prodotto dentro una bottiglietta verde e rossa con scritto sopra “ sidol” e uno straccetto la pietra di inciampo di Fortunata Perugia è tornata a splendere grazie all’olio di gomito di Rita Ciaralli e alla mia documentazione in diretta facebook.

Proprio da qui è partito il piccolo gruppo Donne educatrici alla pace, un’idea che mi è tornata in mente per quella fiaccolata di pace da me organizzata il 10 ottobre 2001, era appena passato un mese meno un giorno dalle torri gemelle di New York.

fiaccolata del 10 0ttobre 2001

Quella frase l’avevo sentita da Karol, quel catechista del 1946 presso la chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella, che ci tornò nella sua prima uscita da Vicario di Roma il 3 dicembre 1978, il 3 dicembre la chiesa ricorda San Francesco Saverio

Donne educatrici alla pace… per educare alla pace dobbiamo vivere in pace , ma come educare alla Pace sapendo che non c’è nessuna guerra giusta? Rina aveva avuto paura, tanta paura della guerra e delle deportazioni, la risposta mi arriva dalla atavica paura di Rina bambina di quattro anni, ora però era una paura infondata che ci appare proprio dalla pietra di inciampo di sua zia.
Infatti ho detto a Rina:” Visto era solo sporca, nessuno ha fatto atti vandalici era solo una tua paura!” E lei mi ha risposto:” quella paura mi è rimasta dentro per quello che ho vissuto quella notte del 16 ottobre del 44 quando Don Bianchi mi prese per mano insieme a mio fratello in quella notte di pioggia sotto a quell’ ombrello che lui diceva essere grande come la cupola di San Pietro. Don Bianchi ci portò in salvo dalle suore del Bambino Gesù ecco perché ci tengo a ricordarlo bisogna raccontare non solo dei morti ma anche di chi ha salvato tante vite ! ”