di Giovanna Mirella Arcidiacono de’ Garbante
Scrivo questo cenno di storia della Garbatella avendo conosciuto per puro caso Massimo Tiezzi che riparò una panchina vicino alla fontana chiamata Carlotta alla piazza che dà il nome ad un missionario toscano Piazza Ricoldo da Montecroce . Questo cenno di storia ed altro materiale è donato per puro amore per salvaguardare le mie radici essendo nata proprio vicino a questa fontana.
Nulla chiedo per quanto scrivo e per quanto andrete a leggere, ma pretendo RISPETTO per il mio lavoro sul quale nessuno può speculare in alcun modo
Buona lettura
Era un caldo mercoledì di febbraio , la primavera faceva capolino a Roma, quando viene messa la prima pietra per costruire quel quartiere che poi sarà chiamato Garbatella, anche se di nomi se ne erano fatti più di uno e all’inizio volevano chiamarla Concordia.
La volevano chiamare Concordia, perché da poco finita la prima guerra mondiale.
Era più precisamente il 18 ed era mercoledì, il giorno che la chiesa festeggiava le Ceneri, perché racconto questo proprio su un sito costruito e ideato da una persona Toscana ?
Perché a mio modesto avviso la Garbatella ha a che fare qualcosa con la Toscana a partire proprio dal nome e dalle passeggiate che faceva San Filippo Neri.
Le passeggiate di San Filippo iniziavano subito dopo carnevale e sono ricordate un po’ dal murales di Salvatore Russo sulla parete della chiesa costruita nei primissimi anni cinquanta. Il Rotary club a metà anni novanta cercava un muro per realizzare un murales La mia amica Rossana Bartolozzi faceva parte del gruppo muralisti romani , mi presentò Salvatore Russo che era il contatto con il Rotary club e così lo presentai a padre Guido. Padre Guido ci spedì subito a Sant’Onofrio per farci comprendere meglio la figura di Filippo il buono.
Le cose non andarono proprio come ci erano state dette agli inizi dai rotariani, cioè che dopo il murales avremmo scritto un libro sulla storia del quartiere… MA QUESTA E’ ALTRA STORIA CHE VI NARRERO’ FORSE IN SEGUITO.
Quel 18 febbraio del 1920 iI Re Vittorio Emanuele III, chiamato anche dalla gente Re Pippetto per la sua bassa statura, arrivò verso 12:00 in automobile.
Il Re d’Italia giunse su questa collinetta che un tempo veniva chiamata ”Colle della Pace” perché vi venivano seppelliti i morti, i morti venivano seppelliti fuori le mura di Roma.
Alcuni oltre a Concordia avrebbero voluto chiamare questo luogo Remuria, perché la leggenda dice che se Remo avesse costruito lui la città l’avrebbe chiamata Remuria (dal suo nome Remo-Remuria). La leggenda di Roma sappiamo che nasce da un fratricidio che ricorda, a mio avviso, in qualche modo la storia di Caino e Abele. Pertanto la leggenda ci dice che Roma viene costruita da Romolo che uccide il proprio fratello queste sono cose che non fanno onore e troppe volte vengono dimenticate o poco considerate..
I due gemelli poi… la leggenda dice che vennero allattati da una lupa di nome Acca Larenzia che moglie di un pastore di nome Faustolo e che probabilmente era una prostituta. Ci sarebbe da riflettere sulla storia contemporanea (epoca fascista) che i bambini vennero anche chiamati figlia della lupa.
Insomma la Garbatella forse si chiama così, perché era piena di vigneti e l’uva veniva coltivata a filari bassi, questa coltivazione è chiamata ”coltivazione a garbata” Sembra che qualche tralcio di questa vite sia rimasto nell’oratorio sulla via delle Sette Chiese, sembra e ripeto sembra, perché molte cose alla Garbatella sembrano, ma a volte sono solo leggende.
C’è poi la leggenda della Garbata ostella che molti chiamano Garbata ostessa, ma se così fosse il quartiere si sarebbe chiamato Garbatessa.
Questa bella donna dai modi garbati mesceva vino in una fantomatica osteria il suo nome ??? Forse Maria, forse Clementina… i forse sono molti ed in cento anni chi più ne ha più ne mette. Il vino comunque era rosso e se vogliamo proprio approfondire, visto che la collinetta della Pace poi Garbatella era in primis proprietà del Vaticano…Si sa che durante la messa il vino che beve il sacerdote e rappresenta il corpo di Cristo è rosso. Inoltre Monsignor Nicolai agronomo e Ministro dell’agricoltura in Vaticano, amava chiamare proprio l’uva coltivata a garbata e chiusa nei dodici cancelli “uva garbatella”
Alla Garbatella appena costruita arrivarono le persone dai vari smembramenti di Roma, perché la città dopo la prima guerra mondiale cominciò giustamente a prendere un altro volto.
Le prime strade hanno nomi di gente di mare, Infatti la strada dove c’è la prima pietra porta il nome di Benedetto Brin ammiraglio e ministro della marina mercantile. Intorno a Benedetto Brin c’è sotto l’archetto ( dove si trova l’immagine della Madonnina che ricorda l’inondazione del Tevere) Via Luigi Orlando che sbuca a Via della Garbatella che però prima si chiamava Via Serafini. Serafini è il nome degli abitanti della villa i signori Serafini dove ancora c’è il cancello con il loro nome e dove si trovano le catacombe di Commodilla . Il parco dove si trovano le catacombe, però ora si chiama Giovannipoli dal papa Giovanni VIII che, fece costruire le mura contro le espugnazioni dei Saraceni alla vicina basilica di San Paolo. Inoltre la fontana che si vede sulla piazza Brin non è quella d’epoca e su i due giardini un tempo c’erano delle case, questo punto viene chiamato Pincetto della Garbatella e doveva essere la finestra sul Tevere. Piazza Brin è tagliata da Via Guglielmo Guglielmotti e se volete saperne su di lui troverete che aveva a che fare con i galeoni.
Inoltre ci sono strade che portano nomi di Missionari e molto probabilmente, perché la collinetta era proprietà del Vaticano, tant’è che una delle costruzioni più antiche è la Casa dei bimbi che a Garbatella i primi garbatellani chiamavano “la scoletta” .
La Scoletta o Casa dei bimbi venne restaurata e ricostruita in altre parti dall’architetto Innocenzo Sabbatini (vedi quaderno nr,1 di Moby Dick del tavolo dell’archivio storico del Municipio VIII).era una vecchia cascina di caccia (di proprietà sempre del Vaticano ) di un certo Serganti amico dei Medici che commissionò la Madonna giardiniera a Raffaello.
Alla “scoletta” approdarono dall’albergo rosso le Figlie della Carità chiamate bonariamente sempre dalla Garbatella di qui tempi “le suore cappellone” per via del grosso cappello bianco.
Le cappellone sfamarono tanta infanzia di quei tempi, presso la Casa dei Bimbi inoltre l’estate veniva anche istituita una colonia per le vacanze. A fine anni cinquanta inizi anni sessanta le Figlie della Carità vennero rilegate in un piccolo, ma tuttora attivissimo spazio per infanzia a Via Ignazio Persico e la Casa dei Bimbi con il suo bellissimo parco divenne scuola materna del Comune di Roma, ma a tuttoggi non viene fatta nessuna colonia estiva, una piccola parte del parco e la casetta del giardiniere è divenuta nel tempo l’associazione “Casetta rossa”, dove avvengono vari incontri culturali e si possono degustare prelibati cibi .
Quando la Garbatella venne costruita con grande attenzione degli architetti, oltre la Casa dei bimbi c’erano anche la chiesoletta di Santa Eurosia ed Isidoro con annessa una piccola vaccheria su via delle sette chiese e la villetta che sembra fosse una torretta di avvistamento dove sembra ci vivesse una contadina. La villetta poi venne occupata dalla milizia fascista e a fine seconda guerra mondiale con la caduta del fascismo divenne sede del P.C.I. Con il trascorrere del tempo anche questo luogo si è un po’ modificato in importanti incontri socio-culturali e politici
Su come si è evoluta e cambiata questa antica collina della Pace ce n’è molto ancora da dire, conosciuta per le varie fiction, ma questo lo lascio raccontare a chi ama parlare di questo tipo di storia, personalmente mi sono data il compito di narrarla in favola . Presso la sede dell’hub culturale Moby Dick a Via Edgardo Ferrati 3 Roma potete prendere in prestito il libro “Le favole delle nonne e dei nonni” li troverete un pò delle favole di Fatagarbatella